Thursday 25th April 2024,
IL DESTRO // Idee che ti mettono al tappeto

Che vuol dire moderati?

Che vuol dire moderati?

di Alessandro Cocco – Lo abbiamo notato bene durante le ultime ed emozionanti presidenziali USA; lo stiamo percependo ancora più nettamente “grazie” – o a causa – della convulsa attualità politica italiana.

Sembra che a non essersene resi conto sin lor signori, i nobel del centrodestra, che le prossime elezioni sembrano volerle perdere a tutti i costi: contro i progressisti non servono moderati.

La questione, apparentemente banale, è in realtà ben meno ovvia, per alcuni, di quanto non si possa credere. Andiamo però con calma.

I motivi che dovrebbero condurre tutti coloro che si sentono alternativi alla sinistra e, specialmente, più seri dell’On. Casini, a convenire con la suddetta posizione sono motivi strutturali, perfino etimologici…semplici insomma. Tanto semplici che si potrebbe ricorrere a dei tweet.

Partiamo dalla motivazione più evidente, quella etimologica, che buca l’occhio perfino a chi un programma elettorale, in vita sua, non l’ha mai nemmeno visto!

Progressismo: la parola progressismo deriva dalla parola progresso, derivante, a sua volta, dalla parola latina progressus, cammino, e questa da pro, avanti, e gressus, passo. Indica un movimento in avanti e un teorico miglioramento coll’andare del tempo.

Moderatismo: la parola moderatismo deriva dalla parola moderare, derivante anch’essa da una parola latina, moderari, risultato del rotacismo applicato alla parola modes-ari, derivante da modus, cioè misura, limite. Il moderatismo dunque tende a stare “dentro ai limiti”, ad esser misurato.

E’ facile notare che le due parole sembrano tutto fuorché due concetti opposti. Di più: in un certo senso, poiché lontani politicamente dagli eccessi rivoluzionari e rivoltosi, potrebbero perfino cedere ad una assimilazione reciproca, financo a trasformarsi in due sinonimi.

Se tutto questo appare troppo superficiale, e ancora non riesce a convincere, si passi pure all’essenza personale dei moderati. Una delle più taglienti e irriverenti twitstar, George W Lebowsky (alias @J_Gufo), ci riesce perfettamente con una domanda di 140 caratteri:

Ma come è fatto un moderato? Cioè se gli tagli la strada bestemmia ma poco, tromba non molto, è sempre a dieta? Ma che vita di merda…

Con la carica ruvida e goliardia che contraddistingue i suoi tweet, il Drugo, come ama chiamarsi, spiega quella che è la domanda che, chi più chi meno, si deve esser posto sulla reale natura del moderato, specie da quando questa categoria ha invaso il “muscolarissimo”, si fa per dire, dibattito politico. Sebbene il fulcro del discorso sembri esser preso sottogamba, il messaggio spiega bene ciò che il moderato non sembra o non è: una persona. Senza soffermarci su tutti i temi affrontati nel cinguettio, infatti, basta ammettere che nessuno di noi potrà mai stare sempre a dieta (sigh), Bene che vada, dunque, i moderati son tre al mondo, e per tre intendo proprio tre!

Se siam però più fiduciosi e pure abbassiamo l’entry level che classifica un uomo come moderato (cosa necessaria per spiegarci quel composto stuolo di tecno-democristiani presenti all’incontro con Montezemolo) dobbiamo ammettere comunque che il moderato non può che essere, al massimo, un archetipo. Archetipo trasversale e che riesce a sopravvivere tanto a destra quanto a sinistra – superfluo dire che se la passa meglio al centro.

Dare per assunto quanto detto è facile, tuttavia, per procedere in modo rigoroso, come Galileo ci ha insegnato, chiedo agli amici lettori di concentrarsi per un attimo e visualizzare nella mente il volto di almeno un amico/conoscente che, per quanto bene gli vogliate, non prende mai una posizione netta su alcun argomento e, sopratutto, si sente sempre in dovere, ogni volta che due scoppiano a discutere, di rivestire quell’odiosa carica (affidatagli da chi?!) di paciere. Son sicuro che, almeno quanto me, tutti gli darebbero volentieri uno sganassone…ma non divaghiamo.

Parliamo di quello che è il vero e proprio oggetto politico della questione, aspetto già vagamente anticipato, ma lasciato in sospeso: il programma.

Senza andare troppo nel dettaglio e cercando di riassumere, ovviamente in buona fede, quanto detto un po’ da tutti gli esponenti della “cosa” moderata, la formula di governo caldeggiata e proposta – laddove ha trovato spazio – è apparsa sempre troppo simile alla ricetta, qualche volta anche ritrattata, dei progressisti (Vendola escluso). Si parla in entrambi i casi di stato di polizia tributaria, tracciabilità dei conti, mantenimento dell’elefantiaca macchina burocratica, poche novità in campo di diritti civili e ancora tecnocrazia, sussidiarietà e statalismo quanto basta, senza scordare l’aumento del cuneo fiscale (con tanto di patrimoniale sui redditi alti che, oltre che ricchi, ritengono pure stupidi). La ricetta, a seconda del cuoco che la propone, ovviamente, vede variare le dosi e l’ordine degli ingredienti, tuttavia il risultato raramente cambia.

Di qui lo spunto per un altro cinguettio, stavolta senza autore, perché usato da tutti almeno una volta. E’ un ever green, non invecchia mai e si adatta a tutte le situazioni, diventa la risposta giusta tanto nell’agone politico quanto tra gli scaffali di un supermarket. E’ lineare e coinciso e recita più o meno così:

Se proprio devo scegliere, perché dovrei preferire la copia all’originale?!

Come ci riferiscono gli americanisti esperti e gli ideologi repubblicani, il tema è piuttosto attuale e centrale perfino nel GOP che, pronto ad ammorbidire le proprie posizioni sui temi come nozze gay e aborto, non vuole assolutamente snaturarsi e perdere la bussola in politica estera, interna e sopratutto economica, facendo così muro alle politiche obamiane dal retrogusto socialista.

Diventa logico quindi che per il bene della dialettica politica, e specialmente per il bene dei suoi elettori, anche il centrodestra italiano non scivoli nel centrismo finiano. Deve anzi completare quella Konservative Revolution tenendo ben presentela Right Nationa cui parla e che ultimamente si sente abbandonata.

Per concludere, quindi, se sull’immaginario ring politico c’è un angolo rosso, non può e non deve non esistere che un preciso, chiaro e giusto angolo blu da contrapporgli. Nessun angolo bianco, o grigio. Solo uno rosso e uno blu. Niente di più semplice. Specie perché, a tornar coi piedi per terra, senza bisogno di lanciarsi in ragionamenti trascendentali, di moderati in giro se ne vedono ben pochi…sono tutti tremendamente incazzati!

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