Saturday 27th April 2024,
IL DESTRO // Idee che ti mettono al tappeto

Ma, allora, Bersani chi l’ha votato?

Ma, allora, Bersani chi l’ha votato?

di Matteo Figini – Verrebbe da chiedersi: l’apparato! Visto che tra i giovani, spulciando social-network, blog online, volantini nelle università, ecc sembra che tutti fossero schierati con Renzi.
Ma non è che invece ha fatto troppo comodo esporsi per Renzi e poi votare per Bersani?
Per chi mastica politica da quando ha 18 anni come chi scrive, si conoscono bene le dinamiche di partiti ben strutturati e si sa che l’interesse nel votare il “forte” è trasversale: dal segretario di circolo del comune più piccolo al presidente di regione esposto mediaticamente, meglio non mettersi contro “il segretario”.
Chi ha in mano il partito da anni, la “classe dirigente”, aveva tutto l’interesse a “sponsorizzare” Bersani: posti di qua, candidature di là. Si sottolinea: tutto nel legale e nel legittimo, ma resta comunque la distorsione delle primarie all’italiana.
Non ci si metta a piangere per il fatto che chi non ha votato al primo turno non lo abbia potuto fare al secondo: chi crede nelle “lotte” e negli ideali di un partito lo sostiene sempre, non solo “dopo per andare contro al gigante a favore del povero”. E’ come nel calcio: la squadra più forte è sempre più antipatica e al ritorno si tifa sempre inconsciamente per un ribaltone con effetto sorpresa.
Ma in politica, in democrazia, non può funzionare così: se si crede in un ideale lo si difende subito con le unghie e con i denti. E si fa di tutto perché esso vinca, non perché esso non perda. Scelto il proprio comandante, si rema con lui dall’inizio, non si decide di iniziare a remare a metà regata.
Renzi rappresentava la “rottamazione” sì, ma non quella di una classe dirigente, bensì quella di un partito intero: quali voti avrebbe preso se non quelli dei delusi dal centro-destra e quelli di sinistra nei dintorni delle “terre” da lui amministrate, dove lo si conosce come Persona e non come Politico? Ben pochi si presuppone. E lo mostra il primo turno dove tutti i candidati sono stati profeti in patria (“nonno Tabacci” escluso), ma solo Bersani ha segnato qualche gol in trasferta più degli altri. E’ questo ad averlo reso vincitore.
Se Renzi vuole riprovarci tra qualche anno, ora deve starsene buono e restare coerente: continui a fare il Sindaco e non accetti cariche romane o di partito; farebbe crollare le salde fondamenta costruite col suo “clan”. Già il fatto che Tabacci e Puppato con le loro percentuali da prefisso telefonico abbiano in tasca un ministero in caso di vittoria è un ulteriore “schifo all’italiana”: il Sindaco non cada nel trappolone.
E dalla prospettiva di un pidiellino un po’ deluso? Ora il centro-destra si riappropria di qualche chance per la vittoria: ma a prescindere da questo, l’Italia si conferma un paese vecchio e per vecchi, dove si sa osare solo alle video-lottery e non per il futuro dei propri figli. Vediamo se il mio partito, o di quel che ne sarà, saprà guardare ad un orizzonte più lontano.

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