Thursday 25th April 2024,
IL DESTRO // Idee che ti mettono al tappeto

Se ne va Pino Rauti, storico protagonista della destra affezionato all’utopia dello “sfondamento a sinistra”

Se ne va Pino Rauti, storico protagonista della destra affezionato all’utopia dello “sfondamento a sinistra”

di Alessandro Nardone – Non ho vissuto, per una palese questione anagrafica, il periodo della divisione tra rautiani ed almirantiani, se non nella sua ultima stagione, ovvero quella più diluita – e, certamente, meno appassionante – relativa agli ultimi passi di un Msi che, di lì a poco, si sarebbe apprestato a vivere la svolta di Fiuggi.  Era il 1994, e di anni ne avevo diciotto. Insomma, ero uno sbarbato. Ricordo, però, che fui entusiasta di quella svolta e che, di rimando, faticavo a comprendere Rauti e quella sua contrapposizione così netta ad una evoluzione da cui sarebbe nato un partito – Alleanza Nazionale – che, almeno fino allo sciagurato esperimento dell’elefantino, è stato realmente in grado d’incarnare i valori di una destra moderna ma, allo stesso tempo, coerente con i propri principi.

Un progetto, quello di An, che ritengo ancora attuale, anche e sopratutto perchè ha consentito alla destra italiana di liberarsi di quelle inutili liturgie nostalgiche che, inevitabilmente, sconfinavano nel macchiettismo (ancora oggi,  nel 2012, qualcuno fatica ad arrivarci), di quell’irrefrenabile richiamo all’autoghettizzazione in nome di una presunta continuità ideale che, a mio modestissimo avviso, altro non era che un pretesto a cui attaccarsi per non crescere mai.

Atteggiamenti ai quali Pino Rauti,  da uomo di grandissimo spessore intellettuale quale era, ha sempre contrapposto un’avvincente raffica di stimoli con cui ha costantemente alimentato il dibattito attorno ad una destra che, ai più, appariva alla costante ed affannosa ricerca di un’identità condivisa al proprio interno. Certo, è molto facile oggi, nel giorno della sua scomparsa, riscoprirne le virtù. Quello che, al contrario, risulta diffcile è parlare con cognizione di causa di una delle menti più argute della destra italiana che, troppo spesso (e con troppa superficialità), è stata assimilata ai fenomeni di nostalgismo fine a se stesso a cui mi riferivo poc’anzi. Nulla di più falso.

Con questo non voglio certo dipingermi come rautiano, ci mancherebbe. Non lo sono mai stato in vita mia e, ancora oggi, non ho alcuna difficoltà ad affermare che, se da una parte giudico fecondi i suoi slanci culturali che hanno contribuito all’affermazione di eventi irripetibili come i Campi Hobbit, con altrettanta serenità affermo di non condividere parecchi elementi del suo gauchismo di destra.

Insomma, oggi la martoriata comunità della destra ha perso un altro indiscutibile punto di riferimento, che ha lottato instancabilmente improntando la sua azione politica nel tentativo di essere sempre avanguardia e, cioè, in grado di proiettarsi ne futuro sapendo prendere il buono dal passato (“Il fascismo non è più ripetibile. È solo un giacimento della memoria al quale penso che si possa ancora attingere”) e riconoscendo per primo, gliene dobbiamo dare atto, la pochezza di quello che sarebbe stato il nostro futuro: “Il tuo problema è che hai letto meno libri di quanti io ne abbia scritti”, disse una volta a Gianfranco Fini. Ahinoi, la storia gli ha già dato ragione.

 

PS: spero vivamente che, il clamore suscitato dalla sua scomparsa, spinga i giovani che lo conoscono solo per sentito dire ad approfondire il pensiero di Pino Rauti e, con lui, la storia della destra italiana.

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1 Comment

  1. Matteo Gianola Carini 5 Novembre 2012 at 11:53

    Rauti fu un fine intellettuale e un appassionato uomo politico. Negli anni passati ho letto alcune sue opere come “Le idee che mossero il mondo”, incontrandoci tanti spunti di riflessione, anche se, spesso, non condivisibili a mio parere…
    La sua scomparsa rende il dibattito politico sicuramente più povero, nonostante il profilo defilato che ha mantenuto degli ultimi anni, ma potrebbe dare l’occasione per riscoprire, come indica Alessandro, temi e pensieri degli esponenti di una politica che oggi non c’è più, sicuramente più aggressiva ma di uno spessore che, oggi, manca a qualsiasi livello.

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