Da quando ho animali scelgo con attenzione le piante in casa: la lista che nessuno ti dà mai

di Francesco Giuliani

Giornalista della redazione.

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Da quando ho animali scelgo con attenzione le piante in casa: la lista che nessuno ti dà mai
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Un vaso sul davanzale può sembrare innocuo, ma in molte case il semplice gesto di annusare o mordicchiare una foglia può trasformarsi in emergenza. Animali domestici — e in particolare i gatti — spesso non distinguono tra una pianta ornamentale e una fonte di cibo, e la sostanza tossica può entrare in circolo prima che ce ne accorgiamo. Lo raccontano i veterinari: spesso la chiamata è scattata quando i primi sintomi erano già visibili e la situazione stava peggiorando.

Piante pericolose per il gatto

In appartamento o sul balcone sono numerose le specie che possono mettere a rischio il gatto. Tra le più diffuse ci sono piante come l’agrifoglio, l’azalea, l’edera, il giglio, la belladonna, l’oleandro, il tulipano e il vischio: non è una lista esaustiva ma dà l’idea di quanto possa essere vario il pericolo. I sintomi iniziali comprendono perdita di saliva, starnuti o tosse persistente, fino a sensazioni di soffocamento e ulcere su lingua, bocca e narici. Quando uno di questi segnali compare, significa che la sostanza è stata assorbita e la situazione può evolvere in vomito, convulsioni o collasso nel giro di poche ore.

Non è il caso di rassegnarsi: molte famiglie in Italia mantengono piante senza correre rischi adottando precauzioni pratiche. Un dettaglio che molti sottovalutano è la gestione del vaso: spostarli in punti davvero inaccessibili o usare protezioni fisiche intorno al contenitore riduce gli incidenti. Nel frattempo, se il micio mostra segni di avvelenamento, è fondamentale chiamare il veterinario immediatamente, tenere l’animale in un luogo caldo e tranquillo e segnalare il nome della pianta, se noto, per ricevere istruzioni precise sul trattamento.

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Piante pericolose per il cane

I cani tendono a essere meno sensibili di alcuni gatti alle tossine vegetali, ma non per questo immuni: in casa o sul terrazzo si trovano specie rischiose come aloe, anemone, azalea, begonia, calla, ciclamino, dieffenbachia, ficus, filodendro, oleandro, ricino, e la stella di Natale. Gli effetti variano molto in base alla pianta, alla quantità ingerita e alla taglia dell’animale. I segnali più frequenti sono disturbi gastrointestinali — vomito, diarrea — ma anche febbre, apatia, mancanza di appetito fino a tachicardia o, nei casi gravi, coma.

Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto il comportamento alimentare del cane sia influenzato da noia o stress: spesso masticano foglie per cercare stimoli. Per questo la prevenzione non è solo rimuovere le piante pericolose ma anche offrire alternative e stimoli: giocattoli masticabili, esercizio fisico adeguato e interazione. Quando si sospetta un’ingestione, è consigliabile rimuovere eventuali residui dalla bocca, sciacquare con acqua se possibile e contattare subito il veterinario, indicando il nome della pianta se noto.

Dal lato pratico, molte persone optano per mensole alte, vasi coperti o barriere decorative attorno al terriccio, perché spesso sono le radici e il terriccio a conservare la parte più tossica. Anche deterrenti semplici come una soluzione di acqua e succo di limone spruzzata sui bordi del vaso o del caffè macinato intorno alla base possono scoraggiare l’accesso: azioni concrete che, in molte case italiane, hanno ridotto gli incidenti con animali domestici.